Si, lo so, so benissimo cosa state pensando: “Raspberry Pi 400? Ancora?” Si, oggi parleremo del Raspberry Pi 400. Perché non lo abbiamo fatto subito? Beh, Oramai dovreste conoscere www.raspberryitaly.com : agli unboxing un po’ fine a sé stessi, preferiamo utilizzi reali, esperienze più approfondite nel tempo, scoprire i pregi e i difetti (eh si, ci sono anche dei difetti, ma andiamo con ordine). E poi, avevo fatto una enorme guida già pronta, è andata arrosto insieme al server…
Cosa è?
Raspberry Pi 400 è un computer, un home computer contenuto dentro una tastiera, o, se preferite, un home computer con tastiera incorporata. Permette di usare un monitor HDMI o un televisore (anzi 2, avendo due uscite) per visualizzare lo schermo. Chi è già nel mondo Raspberry, forse si ferma a questo punto della descrizione ed è già saltato al paragrafo successivo. Ma Raspberry Pi 400, grazie alla sua facilità ed estetica (dopotutto è il primo modello Raspberry Pi che viene venduto già compreso di un suo case di design), è piccolo, simpatico, economico. Costa 74€.
Scusa?
Aspettate che lo ripeto: un home computer piccolo, colorato, con un sistema operativo completo, quad core 64bit e possibilità di pilotare due monitor, a 74€. Oppure è disponibile in versione desktop kit con, in bundle alimentatore USB-C, cavo video HDMI, scheda microSD per il sistema operativo, libro/guida di 248 pagine. il desktop kit costa 106€. Questi sono i prezzi riferiti ai rivenditori ufficiali. I prodotti Raspberry Pi sono a prezzo fisso, e i rivenditori ufficiali vendono tutti allo stesso prezzo (salvo ovvie micro differenze dovute al cambio di valuta per i rivenditori esteri).NON spendete di più acquistando da un rivenditore che non è ufficiale, qualcuno che vuole speculare su qualche momentaneo esaurimento delle scorte vendendo questi prodotti (che ricordo prodotti da un ente benefico) in sovrapprezzo.
La creazione
Dalla descrizione sopra, nella testa di chi ha qualche annetto sulle spalle, si sarà acceso un ricordo: i primi home computer degli anni ‘80, tutti integrati in una tastiera: Sinclair Spectrum, Commodore VIC-20 e Commodore 64, giusto per citare 3 pietre miliari. E in effetti non è un caso. Raspberry Pi è nato proprio perché i loro creatori pensavano che alla generazione attuale mancasse l’apporto che un home computer economico, come quelli che avevano avuto loro negli anni ‘80, avrebbe potuto dare nell’ispirazione dell’apprendimento della cultura informatica e dell’educazione. Non a caso, il progetto interno di realizzazione del Pi 400, partito ai tempi di Raspberry Pi 3 e poi trasformato con l’arrivo del Raspberry pi 4, si chiamava segretamente “progetto Commodore 64”. Un nome che non lasciava spazio all’interpretazione. Anche troppo, venne cambiato subito per evitare inutili fughe di notizie e aspettative.
I Raspberry Pi sono computer educativi, piattaforme di sviluppo basate su Linux a prezzi accessibili (tipicamente 35$, ma ci sono modelli anche da 5$), venduti nudi, senza case, alimentatore, scheda microSD (che tipicamente fa le veci del disco fisso). Adorati dai maker, che vi collegano circuiti elettronici e li trasformano nei progetti più vari. Per questo, le persone comuni, lo hanno sempre visto come “una cosa per esperti smanettoni”. Beh, il Raspberry Pi 400 vuole abbattere questa barriera. E’ facile da installare e comodo da riporre più di quanto non fosse un più pesante e ingombrante Commodore 64. E è infinitamente più potente e versatile. Anzi, è il Raspberry più veloce mai prodotto.
Chi lo produce e dove?
La Fondazione Raspberry Pi è un ente benefico inglese, che ha come scopo produrre apparecchi per la diffusione dell’insegnamento dell’informatica e della programmazione.
Essendo una realtà non a scopo di lucro, non ha stabilimenti produttivi e si avvale di collaborazioni con grandi produttori di elettronica (Farnell, Element14, RS Components) che producono, su licenza le schede di diversi modelli, e spesso le commercializzano anche, avendo una fetta di guadagno. Per i modelli con meno margine, però, questo non avviene, perché se lo scopo della Fondazione è fare del bene, lo scopo delle multinazionali di elettronica è invece fare soldi. E allora alcuni modelli (Raspberry Pi Zero, Raspberry Pico, e questo nuovo Raspberry Pi 400) vengono prodotti direttamente dalla Fondazione Raspberry Pi, che “noleggia” per qualche giorno lo stabilimento produttivo della Sony UK Technology Centre a Pencoed, nel Galles del Sud. Non Avendo l’uso esclusivo degli impianti produttivi, la produzione di questi modelli avviene a piccoli lotti, e soprattutto nel caso del lancio di nuovi prodotti, non riescono a coprire la grande domanda, peggio ancora quando il prodotto ha varianti specifiche come le versioni localizzate di Raspberry Pi 400.
Questa situazione, unita forse alla Brexit, ha creato l’assenza, presso i rivenditori ufficiali, dei Raspberry Pi in versione italiana, per diversi mesi. Anche per questo, usciamo ora con questa prova di utilizzo. Dovrebbero tornare comunque disponibili per la fine del mese di marzo 2021, sempre che non vadano a ruba di nuovo!
Versione Italiana
Appena presentato, il Pi 400 è andato letteralmente a ruba. Ho voluto aspettare di riuscire ad avere la versione italiana di Raspberry Pi 400, perché, alla fine, è quella che comprerete. Si, per la prima volta la Fondazione Raspberry Pi ha realizzato un prodotto in diverse versioni, localizzate, e anche in italiano. Non un grande sforzo, in realtà, se guardiamo solo l’hardware: Il Raspberry Pi 400 è stato realizzato a partire dalla tastiera ufficiale Raspberry, già commercializzata da qualche anno, che è stata “farcita” con una scheda derivata dal Raspberry Pi 4, di cui il Pi 400 è uno stretto parente. Le tastiere, per ovvie questioni di standard di layout dei tasti, erano già disponibili in versioni per i vari paesi, tra cui la versione italiana. Ma lo sforzo non è stato solo hardware: Nella versione “desktop kit”, infatti, è compreso anche un libro cartaceo che introduce a Raspberry e che include la guida di partenza aggiornata, i tutorial per piccoli progetti e suggerimenti di utilizzo già incontrati sul sito ufficiale e sulla rivista TheMagPi (che noi traduciamo ogni mese in italiano). Bene, anche questo libro di 248 pagine è stato tradotto nelle varie lingue, tra cui l’italiano. E’ pensato per essere usato, con divertimento, anche da bambini e ragazzi, quindi averlo nella nostra lingua madre, è un bel plus. Il libro può comunque essere acquistato anche da solo o scaricato gratuitamente in PDF da qui.
Specifiche tecniche
Ecco le specifiche ufficiali:
- CPU Broadcom BCM2711 quad-core Cortex-A72 (ARM v8) 64-bit SoC @ 1.8GHz
- RAM 4GB LPDDR4-3200
- Dual-band (2.4GHz and 5.0GHz) IEEE 802.11b/g/n/ac wireless LAN
- Bluetooth 5.0, BLE
- Gigabit Ethernet
- 2 porte USB 3.0 e 1 USB 2.0
- Connettore GPIO a 40 pin, in orizzontale
- 2 porte micro HDMI (supporto 4Kp60)
- Decodifica H.265 (4Kp60); H.264 (1080p60 in decodifica, 1080p30 in codifica); grafica OpenGL ES 3.0
- Slot per scheda MicroSD per il sistema operativo e i dati
- Tastiera compatta da 78 o 79 tasti (dipende dallo standard della lingua)
- Alimentazione 5V DC con connettore USB-C
- Temperatura ambientale di esercizio: da 0 a 50°C
- Dimensioni: 286 mm × 122 mm × 23 mm
Aspetto
Che bello, non vedevo l’ora! Adoro da sempre le tastiere compatte, ne ho usata una PS2 per anni per i miei computer fissi, di qualsiasi tipo, fino a che il PS2 è diventato preistoria. Non ne ho più trovata una simile, con tasti bianchi (questa moda dei tasti neri, che di sera non si vede niente, deve anche finire!), compatta (che non occupi metà delle mie minuscole scrivanie) e funzionale. Estraggo dalla scatola il mio Pi 400 e devo dire che mi piace proprio: il look bicolore bianco-rosso oramai segno distintivo dei prodotti ufficiali Raspberry, mi è sempre piaciuto, al tatto appare solido e compatto, di plastica piacevole da toccare e esente da scricchiolii. Con mia sorpresa anche il primo contatto con i tasti è stato superiore alle mie aspettative. tastiera economica, certo (ci sono tastiere meccaniche che costano tranquillamente il doppio di quanto costi l’intero Pi 400) ma discreta, con un feeling alla pressione dei tasti migliore di quello di tanti portatili. Molto bene! Speriamo resti così anche usandolo.
Esterno
In alto a destra sulla tastiera, troviamo 3 LED di stato: blocco numeri, blocco maiuscole e un LED che indica quando è acceso. Esaminandolo da tutti i lati, notiamo che le porte sono tutte concentrate sul lato posteriore. Nell’ordine, guardandolo, troviamo: Il connettore GPIO a 40 pin, lo slot per la scheda microSD, le due uscite video micro HDMI, la USB-C per l’alimentazione, 2 USB 3.0 blu, 1 USB 2.0, e una porta Ethernet gigabit.
Lato inferiore
Sul fondo, troviamo l’etichetta identificativa con il QR Code che riporta la matricola del prodotto, e quello che distingue esteticamente, insieme alle porte posteriori, il Raspberry Pi 400 dalla semplice tastiera con hub USB ufficiale: le feritoie per lo scambio di aria.
Interno
A cosa servono le feritoie, possiamo scoprilo aprendolo: Raspberry Pi 400 non è fermato da viti: i due semi gusci sono semplicemente fermati da clip a incastro (Raspberry Pi ha sempre incoraggiato la presa di coscienza dell’hardware, vendendo schede nude, per far capire anche come è fatto fisicamente e cosa c’è dentro, a un computer). Al suo interno, una scheda elettronica lunga quanto il Pi 400 stesso, è protetta da una piastra metallica che ha la doppia funzione di schermare e di dissipare il calore prodotto dal SoC. E la assolve molto bene! Mentre gli unboxing frettolosi del Pi4, fatti di benchmark artificiali e firmware preliminari buggati hanno lanciato il mito (falso nei fatti) che Raspberry Pi 4 necessiti di un raffreddamento, magari obbligatoriamente con ventole ingombranti che nemmeno sui processori PC da oltre 100W usavamo, Nella progettazione del Raspberry Pi 400 hanno fatto una cosa intelligente: hanno usato questa ampia piastra metallica per dissipare il calore, facendo in modo che sia fisicamente a contatto (tramite un pad termico) con la superficie del SoC. Questo consente temperature assolutamente limitate, decisamente sotto la media di qualsiasi prodotto Raspberry Pi. In pratica sarà difficile superare i 55° sul SoC. Il che apre anche ampio margine all’overclocking, volendo.
Utilizzo
I test di utilizzo si sono concentrati in quelli che dovrebbero essere i compiti per un computer economico: navigazione web, social, e, di questi tempi, videoconferenze, lezioni a distanza, strumenti per condivisione, visione di video in streaming.
Insomma un utilizzo principalmente da browser web. E nonostante questo compito sia tradizionalmente il tallone d’Achille dei Raspberry Pi, il Pi 400 ha memoria e potenza a sufficienza per portare a casa l’obbiettivo con un risultato, anche se non sempre eccelso, nel complesso ampiamente sufficiente. Ho collegato webcam USB, cuffie con microfono Bluetoooth, Provato classroom, Google meet, Jitsi e eduMeet, GDrive. Ho installato la versione preliminare di Widevine per decodificare i DRM dei servizi di streaming su abbonamento e sono riuscito a utilizzare i video demo e Amazon Prime in modo soddisfacente, anche se è più fluido in finestra piuttosto che a 1080p a pieno schermo. Pessimi risultati con DAZN.
Account: gioie e dolori
Piacevolmente comoda è stata (e ora non funziona più) la condivisione dell’account tra Chrome e Chromium: è bastato inserire il mio account Google per avere tutti i miei preferiti, le password salvate, le stringhe utilizzate nella compilazione di siti e form.. Una vera comodità, che abbreviava moltissimo i tempi di approccio a una nuova macchina. Ma Google ora ha tolto questa possibilità, la condivisione account ora funzionerà solo con browser Chrome, e non con la controparte tutta Open Source Chromium, che Raspberry Pi utilizza. E’ un grande peccato, ma per il momento non c’è una “pezza”.
Filmati
Raspberry Pi 400, al di là di una certa pesantezza nella gestione dei filmati da browser (che possono comunque essere gestiti con programmi player invece che con un browser web), che si nota soprattutto nei passaggi pieno schermo / finestra, veramente “faticosi” per l’hardware, ha assolto come ci si aspettava a tutti i compiti, quasi incredibilmente se si pensa che costa meno di un alimentatore da PC.
Emulazione
La sua veste di home computer ha riacceso in me un po’ di nostalgia e ho testato l’emulazione. Direi che Raspberry Pi 400 è perfetto per questo compito. Ho testato il nuovo Amkit XE, (vedi la recensione) e non ho avuto nessun problema, ma piuttosto molte soddisfazioni. Anzi, l’OS Manjaro Linux a 64 bit che viene installato con Amikit XE è molto performante e sfrutta le potenzialità e la potenza di Pi 400. Accendere un home computer dei giorni nostri e vederlo fare il boot direttamente in un OS Amiga emulato ha un fascino che da solo vale la macchina.
Uso da… Raspberry Pi
Comunque ha il GPIO, è molto comodo programmare direttamente sul Raspberry Pi, a patto di avere un monitor/TV facilmente accessibile (solitamente usavo invece SSH) e le dimensioni ridotte e il poco peso lo rendono facilmente trasportabile (ho acquistato un display da 9 pollici, un accessorio per alimentarle Raspberry Pi 400 e display con delle batterie ricaricabili 18650 ed ecco fatto il mio Raspberry portatile che posso usare ovunque, oppure collegare alla TV.
Esperienza d’uso: promossa.
Benchmark
Nonostante i Benchmark, soprattutto quelli sintetici, non siano molto indicativi in confronto all’uso reale, sono utili per confrontare tra loro due dispositivi. Pubblichiamo quindi il tradizionale confronto con tutti i modelli di Raspberry Pi. I dati sono estratti da The Mag Pi numero 100, la rivista ufficiale della fondazione.
Linpack
Qui, in prestazioni pure, emerge che, con quel clock più veloce di 300Mhz rispetto al fratello Pi 4, il Raspberry Pi 400 è chiaramente il Raspberry più veloce mai prodotto.
Commutazione GPIO con Python e GipioZero
Una CPU più prestante significa poter accedere più velocemente anche a GPIO. Passando dai Benchmark sintetici a quelli con situazione di utilizzo reali, si può avere una idea più veritiera delle prestazioni. Qui si commuta il più velocemente possibile un pin del GPIO tra gli stati ON e OFF. La maggior potenza della CPU del PI 400, qui è lampante.
Compressione dei file zip
Altro esempio reale, la compressione dei file in archivi è un altro compito gravoso per la CPU. Anche qui, Pi 400 la spunta tagliando il traguardo prima di tutti.
Elaborazione delle immagini con GIMP
Ancora un esempio di un utilizzo reale: l’elaborazione di una immagine 4k con il software GIMP. Raspberry Pi 400 è ancora campione.
Memoria
Dopo la CPU, cominciamo a vedere quanto è veloce il resto. La memoria di massa, ad esempio. Raspberry Pi 4 e Pi 400 beneficiano del sistema DDR (Double Data Rate), che in sostanza raddoppia la velocita verso la SD. Eccezione il compute module 4, qui testato con eMMC a bordo, che è decisamente il più veloce.
Speedometer 2.0, il test del browser
Che ve lo dico a fare..
Troughput USB
Con le loro USB 3.0, qui Raspberry Pi 4 e Pi 400 la fanno da padroni.
Throughput di rete (Ethernet e WiFi)
La gigabit completa, si fa vedere. Tutta la famiglia “4” alza la mano!
Prestazioni WiFi
Nonostante la larga piastra metallica interna, Pi 400 non subisce nessuna schermatura da essa per quanto riguarda le connessioni wireless, e il suo WiFi dual band, supportato dalla CPU che riesce a instradare i dati leggermente più velocemente è il più performante della serie.
Consumo
La potenza, si sa, ha un costo, e questo costo sono i consumi di energia. Raspberry Pi 400 è il Raspberry Più potente mai prodotto, e quindi è anche il modello che consuma più corrente quando è al massimo del carico che può gestire. Ma attenzione, c’è una sorpresa: quando è a riposo, grazie alla release della CPU più moderna che gestisce meglio il risparmio energetico, questa fa in modo che Raspberry Pi 400 consumi meno di un Raspberry Pi 4 e anche meno di un Raspberry Pi 3B+ o del Raspberry Pi originale, in queste condizioni.
Temperatura di funzionamento
Ecco la dimostrazione, la magia: Raspberry Pi 400 non è solo il Raspberry più veloce e performante mai esistito, è anche il più “fresco”! Nonostante il test sintetico di forte stress per CPU e GPU contemporaneamente per 10 minuti consecutivi, la temperatura resta di gran lunga sotto il limite del thermal trotting. E senza ventole o raffreddamenti esoterici, semplicemente con una piastra metallica liscia di dimensioni generose.
Cosa mi piace
Mi piacciono le dimensioni contenute, il look, la leggerezza. Mi piace che finalmente ci sia una confezione con le scritte in italiano, una tastiera italiana, un libro in italiano corretto, ben tradotto e ben realizzato. Mi piace che anche chi è lontano da questo nostro mondo, vedendolo, capisca che è un computer, o al massimo una tastiera (cosa che per qualcuno non fa nemmeno differenza), e non una scheda verde strana in uno scatolino.
Cosa manca e mi sarebbe piaciuto invece che ci fosse
Si, non solo rose e fiori, ma come consuetudine, vi racconto anche quello che mi ha lasciato qualche dubbio, in modo da riportare una impressione il più possibile obbiettiva. Ci sono anche aspetti che mi sono piaciuti meno, forse errori di gioventù, perlomeno ai miei occhi, del primo Raspberry Pi venduto “fatto e finito”.
Italiano, ok?
Cominciamo dalla localizzazione in italiano, tanto attesa. fisicamente, essa è limitata alle lettere accentate, il minimo sindacale, nulla di più e nulla di meno. Niente INVIO, CANC, R SIST o MAIUSC, ma ancora ENTER, DELETE, SYSREQ, SHIFT più i vari HOME, END, PGUP ecc. Bastava veramente poco.. un po’ più di attenzione ai dettagli! Niente da dire invece sul libro, tradotto bene in italiano (quasi come le nostre traduzioni 😉 ) e con contenuti validi.
USB
Altra cosa segnalata un po’ da tutti, le porte USB: noterete che c’è solo una porta USB 2.0, l’altra è usata internamente per connettere la tastiera. Bene, all’unica porta USB 2.0, quindi, tipicamente ci va collegato il mouse. Il mouse ufficiale fornito con il desktop kit, ha un cavetto molto corto e un po’ rigido (inizialmente progettato per collegarsi alla tastiera ufficiale, che faceva anche da hub USB, non al Pi 400) e la porta che resta posteriormente sul lato sinistro, mentre il mouse viene normalmente posizionato sul lato destro, rende il tutto scomodo e risicato. La spiegazione ufficiale è stata che si è cercato di sbrogliare sulla scheda le connessioni USB fino al lato destro, ma non è stato possibile. A scuola, in elettronica, se c’era una cosa in cui ero bravo, era lo sbroglio delle schede. Diciamo che un professionista una soluzione la avrebbe dovuta trovare, tant’è che quella usata per la tastiera alla fine, è riportata piuttosto a destra. Ma molto più semplicemente, io capisco le economie di scala (50 centesimi di cavetto in meno su un mouse non sono niente, su un milione di mouse sono mezzo milione risparmiato), ma verificato il problema, potevano pensare di modificare il mouse ufficiale e dotarlo di un cavetto un poco più lungo.
GPIO
Altra cosa che mi ha fatto storcere un po’ il naso: il connettore GPIO. Non per la sua presenza (ci mancherebbe! guai se non ci fosse) ma per il suo posizionamento, in orizzontale, sul lato posteriore destro della macchina. a pochi millimetri dal piano della scrivania, senza protezione, pin maschi.. Immaginate quanto sia facile, sulla scrivania di un maker, far venire a contatto un oggetto metallico come una biro, un paio di forbici, un cacciavite, con i pin del Raspberry. Un corto-circuito può essere fatale per la macchina! In quella posizione, inoltre, non si possono inserire gli HAT già progettati per Raspberry Pi: andrebbero verso la scrivania e rivolti all’indietro. Questo già ha fatto fiorire schede adattatrici o piccole prolunghe flessibili (come quella che ho preso io) per riposizionare i pin GPIO in modo più comodo. Sarebbe stato sufficiente farli verso l’alto (come su ogni modello di Raspberry) posizionati al posto dei LED (che si potevano spostare un poco a sinistra), protetti da uno sportellino plastico rotante verso il fondo. In questo modo, sarebbero rimasti protetti da sporco e contatti accidentali, e per usarli bastava aprire lo sportello. Gli HAT sarebbero stati orizzontali, con sviluppo verso il retro del computer.
Ha perso i pettini
Continuando con le mancanze, all’appello mancano la porta CSI per i moduli fotocamera, la porta DSI per collegare il display ufficiale, un’uscita audio analogica per cuffie o audio analogico. Questa cosa per me è inspiegabile. Le porte dedicate CSI e DSI le ha volute la Fondazione e consentono davvero di sfruttare l’hardware ai massimi livelli. Soprattutto in epoca di pandemia mondiale e di persone che non possono recarsi nei luoghi di lavoro, scuole o a trovare i parenti, togliere la porta dedicata alla telecamera lo trovo un grosso errore. Certo, si può ripiegare sulle webcam USB, che però sono molto meno performanti, soprattutto a causa del driver generico Linux utilizzato. La posta DSI sarebbe stata utile per un computer così piccolo, con lo schermo ufficiale si sarebbe composto un piccolo portatile in modo semplice e indolore. L’uscita audio è un’altra grave mancanza sempre in ottica di utilizzare un display piccolo, che solitamente non è dotato di audio, e per collegare delle cuffie. Manca anche un microfono, che, vista la dotazione desktop del Pi 400, sarebbe tornato utilissimo per le videoconferenze, mentre sia per cuffia che microfono occorre ripiegare su prodotti Bluetooth, per non diventare matti.
No SSD? Ahi ahi
Altra cosa che davvero mi sarei aspettato nel 2020/2021, anche per rendere giustizia alle ragguardevoli prestazioni della macchina, è una interfaccia SATA interna, con sportellino sul fondo, per ospitare un SSD interno opzionale, magari in formato M.2 NVME. Lo spazio c’è, e permane ancora una certa incompatibilità sulle USB 3.0 per cui non tutti gli adattatori USB/SATA funzionano correttamente sulle USB 3.0 (mentre sulle più lente USB 2.0, sì). E non c’è modo di scoprirlo prima dell’acquisto. La Fondazione avrebbe potuto selezionare un controller ben funzionante con il loro prodotto, e incorporarlo internamente per dare la possibilità, all’utente evoluto, di aggiungere un SSD interno e dare una svolta alle prestazioni di utilizzo di una macchina che, al momento attuale, vede il suo collo di bottiglia proprio nella microSD.
Forse li vedremo in un ipotetico Raspberry Pi 500 (come L’Amiga 🙂 )? Speriamo!
Le due anime
La forza di Pi 400 sono le sue due anime, a mio parere. Si, due anime perché offre tutta l’esperienza Raspberry Pi, e lo fa ai massi livelli di prestazioni e comodità, ma offre anche quel feeling magico e per me un po’ dolcemente malinconico, di quelle macchine che hanno fatto scoprire alla mia generazione il mondo dell’informatica. Non si tratta solo di giochini in casa, Linus Torvalds (l’ideatore di Linux), Elon Musk (il fondatore di Tesla, Space-X, Paypal ecc) e io, siamo tutti nati il giorno 28, ma tutti abbiamo cominciato a scoprire le opportunità del mondo digitale appoggiando le dita sulla tastiera di un Commodore Vic-20. Giusto per citare i primi 3 geni che mi vengono in mente! 😉
Questa sua configurazione friendly, e il prezzo popolare, lo rendono perfetto come piccolo home computer in più, soprattutto nel periodo storico che stiamo vivendo. Didattica a distanza, videochiamate, uso di servizi web, mail, e utilizzo office (con LibreOffice) sono utilizzi perfetti per questa macchina. Molto più comodo di un tablet, a prezzo decisamente inferiore. Il sistema operativo Linux, qui in veste Raspberry Pi OS, derivata direttamente da Debian, è maturo a sufficienza per un uso desktop senza traumi, e naturalmente supporta altri tipi di distribuzioni.
Particolarmente nello spirito del Pi 400, l’utilizzo di emulatori, per avere non solo l’atmosfera delle macchine di un tempo, ma anche i giochi o i sistemi, con prestazioni magari migliori dell’originale e riadattate alle esigenze dei nostri giorni.
Però è pur sempre un Raspberry Pi, quindi in più di un computer “normale” ha la versatilità del connettore GPIO, una fila di 40 piedini presenti in tutti i modelli Raspberry Pi, utilizzabili per collegare espansioni, circuiti elettronici, sensori, servomotori, motori e attuatori, per interfacciarsi con il mondo fisico reale esterno. Un sistema operativo con pre-installati innumerevoli tool e programmi utili alla programmazione e all’apprendimento, da Scratch a Mathematica.
Ogni moneta ha due facce, ma qui paiono molto interessanti entrambe!
Raspberry Pi 400 si può acquistare dai rivenditori ufficiali Raspberry Pi.
Qui il sito ufficiale del prodotto.
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